Non esistono compleanni neutrali

Diciamoci la verità: invecchiare non piace a nessuno, sebbene in giro ci sia un sacco di gente che afferma il contrario – che la vita adulta in fondo è meglio dell’adolescenza perché si è indipendenti, perché ci si conosce meglio, perché si presuppone un maggiore grado di bravura nello schivare il dolore e coltivare la serenità. Tutte balle. Quando ero piccolo il mondo dei grandi mi apparivano già sostanzialmente contraddittorio e privo di senso, ma davo la colpa alla mia età, pensando ingenuamente che la comprensione delle cose fosse direttamente proporzionale al contatore anagrafico, qualcosa che avrei ereditato per inerzia con l’accumularsi del tempo. Ora comprendo che crescere, al contrario, non è altro che un processo inevitabile di perdita: e non mi riferisco necessariamente alla sfera materiale, alla salute o ai soldi, agli affetti o alle opportunità, quanto piuttosto all’universo dell’inconscio, al mosaico di emozioni e percezioni attraverso cui leggiamo il mondo, alla capacità di guardarci intorno con una prospettiva di neutralità, perché ormai non c’è angolo di questa città che non arrivi a importunarmi con qualche ricordo, strade e piazze sono costellate di reminiscenze e ricordi, sensazioni invadenti e spesso non richieste, belle e brutte, malinconiche e sgradevoli, che mi creano compiacimento e repulsione, orgoglio e imbarazzo, contentezza di vivere e disperazione, che crescono di anno in anno e sono ormai una moltitudine da cui non riesco più difendermi – e secondo me questo spiega molto la compulsione che abbiamo verso il viaggio, verso mete di cui forse ci interessa la bellezza, il fascino storico o naturalistico, l’offerta nobile o bieca di intrattenimento, ma che in fondo ci attraggono perché sono neutrali, non ancora inquinate da ricordi, o infestate dall’esperienza, posti in cui possiamo dimenticarci chi siamo e cosa abbiamo fatto. Ci ragionavo proprio ieri, perché passeggiando per Roma, camminando per luoghi che potrei percorrere a occhi chiusi – San Giovanni, Via Merulana, Piazza Vittorio, Santa Maria Maggiore – sono d’improvviso inciampato nel ricordo di un vecchio amore mai veramente consumato, sono stato letteralmente assalito da una sequenza rapidissima di istantanee – la dolcezza delle sue carezze sfuggenti, la sensualità delle sue labbra umide, la perversione delle sue pupille nelle nostre sporadiche notti di passione – e mi si è spalancata una voragine nel petto, tanto che la sera, tornato a casa, mi sono furiosamente masturbato rievocando questo amore tossico, doloroso e impossibile, e ritrovandomi col fazzoletto sporco in mano, con il post orgasmic chill piantato in gola come un groppo amaro, finalmente mi sono lasciato andare al pianto, perché tra tutti gli auguri che mi sono arrivati, anche quest’anno non ho trovato i tuoi, Don Nicola, chissà se ieri anche tu mi hai pensato almeno un po’.